VITRIOL

Simbolismi ,numeri e cifre da codificare che avvolgono Napoli un un fitto alone di mistero!

Per tutti gli appassionati di esoterismo e massoneria è da non perdere la visione di “VITRIOL” un film, uscito nelle sale italiane il 15 novembre 2012, che mette in luce un ‘peculiare' ma, allo stesso tempo, poco noto volto di Napoli divisa tra realtà e fantasia, esoterismo e simbolismo che sembra pervadere ogni angolo della città.

 Vitriol è il primo lungometraggio di Francesco Afro De Falco, giovane autore napoletano che ha firmato corti e documentari primi di approdare a quest'opera più matura.

Lola Verdis, la protagonista, venticinquenne laureanda in architettura presso l'Università Federico II di Napoli, è animata dall'idea di realizzare come tesi di laurea un documentario sulla Napoli sotterranea e sulle sue, poco note, connessioni massoniche ed esoteriche. 


Videocamera alla mano e accompagnata all'amico Davide (un esperto in materia di simbolismo ed esoterismo), Lola s'imbatterà, durante un sopralluogo a Villa Lebano,nel ritrovamento di parti di uno strano medaglione smembrato in quattro parti da Giustiniano Lebano(Primo Sorvegliante della loggia massonica e allora proprietario della villa.),ricco di un indecifrabile mix di simboli e numeri, che una volta ricomposto avrebbe svelato i segreti della conoscenza, in grado di codificare il significato nascosto dell’acronimo «V.i.t.r.i.o.l.», che sta per” Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem” (visita l’interno della terra per trovare la pietra nascosta); una scritta riportata nel gabinetto di riflessione nel quale gli aspiranti apprendisti della massoneria si preparano ai riti di iniziazione delle logge e che rappresenta per l’iniziando un viaggio interiore al fine di conoscere la verità. 

Spinta dalla curiosità di Davide e quella del professore che la segue nella tesi, Lola finirà per rimanere attratta con curiosità sempre crescente verso il centro di un mondo occulto che sembra avere verità tutte sue e che è strettamente legato alla figura di Raimondo di Sangro, ovvero il principe San Severo, fondatore dell'occulto “Ordine Osirideo Egizio”. 

Un mondo di arti magiche e verità occulte simbolicamente incarnato dall'opera più rappresentativa del tempo, ovvero il “Cristo Velato” realizzato dallo scultore G.Sanmartino. . Si tratta di una scultura il cui velo posto a coprire il corpo del Cristo è così magnificamente realizzato da aver indotto molti studiosi a supporre che lo straordinario effetto d'impalpabilità dello stesso sia frutto delle conoscenze alchemiche del principe San Severo (piuttosto che della sola abilità scultorea del Sanmartino).

Il film, girato tra Torre Annunziata, Portici e Napoli, ha uno stile fra il realistico, la presa diretta, e la ricostruzione finzionale dei fatti in stile mokumentary. Un racconto che segue il crescendo di tensione dei protagonisti sempre più vicini a una realtà tanto occulta e ricca di simboli apparentemente privi di senso ma rivelatrici di verità rivoluzionarie. 
Ottanta minuti che volano via rapidi catturando l'attenzione del pubblico soprattutto grazie a quella voce di realismo, conferita anche dall'uso di filmati in stile amatoriale, del quale il film è fortemente permeato.

Peccato però che il finale tradisca l’iniziale premessa del film fortemente documentaristico e realistico per sfociare in un epilogo di pura fantascienza che nega allo spettatore la possibilità di procedere e appassionarsi all’arcano tema intorno al quale ruota tutta la narrazione, e che delinea i tratti del volto di una Napoli così misteriosa.




IL MEDAGIONE

Il medaglione smembrato da Giustiniano Lebano, per evitare che finisse in mani sbagliate, rispunterà a cinema con tutto il suo fascino, nelle immagini che miscelano storia e credenze, mito e leggenda. Ha una forma circolare con due facce incise e contornate da un serpente in bassorilievo che si morde la coda (l’Ouroboros). Su una faccia c’è disegnato il quadrato magico del sole, caratterizzato dal fatto che la somma di ogni riga e colonna fa sempre 111. Sull’altra faccia c’è l’uovo alato con al centro la scritta «Quod vixt Adam», sormontato dall’occhio al centro della piramide. Ai lati delle ali ci sono due serie di nove stelle e sullo sfondo il mare. Al pezzo nascosto tra le mura di Villa Lebano si applicano quelli da cercare nei cimiteri di Portici e di Napoli. Tra questi, la stella di Salomone a sei punte sulla quale c’è è incisa una svastica che rappresenta il sole.
 Ruotando la stella sulla faccia del medaglione e facendo coincidere i due fori con le cifre 1 e 11 del qiuadrato magico, viene fuori una combinazione di numeri segnati dalle sei punte della stella tra quelli incisi sulla pelle del serpente. E’ il codice cabalistico che nasconderebbe il significato di Vitriol. La serie numerica (40, 52, 1, 14, 16, 39) che potrebbe svelare per sempre il mistero di Giustiniano Lebano e della villa in vendita al confine tra Torre Annunziata e Trecase.




 VILLA LEBANO e i suoi occulti segreti.
Villa Lebano è in vendita da qualche anno, niente cartelli, solo il passaparola. E’ una struttura devastata dall’incuria che si staglia a metà di via Menotti, tra Torre Annunziata e Trecase, a ridosso dell’autostrada. Si compra con un milione di euro, o forse meno. Se si tratta è un affare nonostante sembra tutt’altro quando si arriva davanti al cancello arrugginito. Due acquirenti su tre si fermano lì, l’altro si scoraggia guardando i ruderi che spuntano dalla vegetazione. Gli spazi sono enormi, il giardino è incolto ma immenso, attraverso le finestre rotte si intravedono saloni e pregi architettonici che adesso l’Italia intera potrà ammirare nelle immagini del primo film del regista Francesco De Falco.Acquistarla può essere un affare perché non si comprerebbero solo i ruderi della villa, ma anche lo scrigno che essa nasconde, un pozzo di storia dove con in fondo la chiave di volta dei segreti massonici del rito Egizio. L’essenza dell’esoterismo e della cabala. In una sola parola: Vitriol.

Le origini dell’Ordine Osirideo di cui fu Gran Maestro Raimondo Di Sangro, principe di San Severo, si perdono nella storia, ma si rilanciò nel 1868, quando Giustiniano Lebano, Primo Sorvegliante della loggia massonica Sebezia, decisero di ridare vita e tono ai riti massonici di Memphis e Misraim.
Il giurista figlio di un avvocato era un anti-borbonico iscritto alla Giovine Italia, costruì asili nido e ospedali a Napoli, combattè il colera e fu il traduttore di Alexander Dumas, l’autore del Conte di Montecristo, che trasportò un carico di armi dalla Francia alla Sicilia per dare sostanza alla spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi. Comprò la villa a Torre Annunziata un anno prima di diventare Gran Maestro dell’Ordine, dopo la morte dei suoi tre figli, mentre sua moglie Virgina impazzì per il dolore della tragedia familiare fino a togliersi la vita. Tra quelle mura trascorse l’ultima parte della sua esistenza, quasi fino alla morte, avvenuta nel 1910. Dentro nascose la parte più importante di un medaglione che una volta ricomposto avrebbe svelato i segreti della conoscenza, in grado di codificare il significato nascosto dell’acronimo «V.i.t.r.i.o.l.», che sta per Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem, una scritta riportata nel gabinetto di riflessione nel quale gli aspiranti apprendisti della massoneria si preparano ai riti di iniziazione delle logge. Un concetto cardine dell’esperienza massonica, che significa ermeticamente “visita l’interno della terra per trovare la pietra nascosta”, ma che in sostanza rappresenta per l’iniziando un viaggio interiore al fine di conoscere la verità.  Il «tesoro» di Giustiniano Lebano è quel medaglione che svela una serie numerica attraverso l’assemblamento delle quattro parti. 





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