lunedì 27 maggio 2013

LA JANARA




La Janara nella credenza popolare napoletana, soprattutto in quella contadina, è una delle tante specie di streghe che popolavano i racconti popolari.


La Janara usciva di notte e si intrufolava nelle stalle dei cavalli per prenderne uno e cavalcarlo per tutta la notte. Completamente nuda e vecchia, una volta scoperta, aggrediva e addirittura sbranava le sue vittime.





 Aveva l'abitudine di praticare le treccine alla crina del cavallo che aveva preso, lasciando così un segno della sua presenza. Tante volte il cavallo non sopportava lo sforzo immane a cui era sottoposto, e moriva di fatica. Contrariamente a tutte le altre streghe, la Janara era solitaria e tante volte anche nella vita personale di tutti i giorni, aveva un carattere aggressivo e acido.


Per poterla acciuffare, bisognava immergersi completamente in una botte piena d'acqua per poi afferrarla per i capelli che erano il suo punto debole.


L'etimologia proposta per il termine popolare Janara, metteva in connessione tale nome con il latino ianua= porta, in quanto essa è insidiatrice delle porte, per introdursi nelle case.





Per allontanarla si è soliti mettere, davanti alla porta di casa, una scopa di fascine; La Janara è costretta a contare i rametti sottili; intanto scompare la luna e, con essa, anche il pericolo. Ancora oggi una piccola scopa, appesa alla porta o al muro di casa, è ritenuta uno "scaccia-guai".








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